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(PMS) Pantone Matching System


 

Che si tratti di progettare un logo, creare una collezione di moda o decorare un ambiente, il Pantone Matching System è una risorsa indispensabile per garantire che la visione creativa venga realizzata esattamente come previsto, uno standard de facto, un sistema che assegna un numero univoco a ogni colore il c.d "Pantone Numbers".

I "Pantone Numbers" vengono utilizzati per garantire che i colori vengano riprodotti fedelmente su diversi materiali e in diverse condizioni di produzione, offrendo una lingua comune che consente di ottenere risultati coerenti e di alta qualità.

Il sistema include anche informazioni sulle formule per miscelare i colori, utilizzando pigmenti specifici per ottenere il tono desiderato.

 



Un po' di storia

Pantone era un’azienda di biochimica che produceva inchiostri e pigmenti colorati, fondata negli anni Cinquanta dai fratelli Mervin e Jesse Levine con il nome di M & J Levine Advertising.




1956

Nel 1956 i fratelli assunsero il chimico Lawrence Herbert, che ebbe l’idea di semplificare e standardizzare la produzione di inchiostri colorati dell’azienda secondo un sistema di corrispondenza e identificazione del colore. 

A questo sistema venne dato il nome “Pantone" il cui nome probabilmente deriva dalla combinazione di tone e pan; tone = tonalità e pan=dal greco molti.


1963

Nel 1963 il sistema di Herbert venne brevettato e conosciuto fuori dai confini statunitensi come Pantone Matching System (PMS).

Nel corso degli anni, Pantone ha ampliato il suo sistema per includere una vasta gamma di colori e strumenti per il design.

Oltre al PMS tradizionale, Pantone offre ora sistemi di colore per la moda, l'architettura e l'interior design, nonché strumenti digitali per facilitare la selezione e la gestione dei colori in ambienti virtuali.

Ogni anno, Pantone sceglie un "Colore dell'Anno", che rappresenta una previsione delle tendenze cromatiche per l'anno a venire.

Questa scelta è influenzata da un'attenta analisi delle tendenze globali nei settori della moda, dell'arte, del design e della cultura popolare.

Il Colore dell'Anno di Pantone diventa spesso una guida per designer e produttori di tutto il mondo, influenzando una vasta gamma di prodotti e progetti


1985

Nel 1985 Herbert assunse come consulente l’esperta di colori Leatrice Eiseman e la mise alla guida del Pantone Color Institute, una branca dell’azienda che si occupa di fare previsioni sui colori e di consigliare le aziende su quali scegliere per i propri loghi o per borse, carta da regalo e nastri.

Eiseman nel ’83 aveva pubblicato il suo primo libro, Alive with Color, che metteva insieme insegnamenti della psicologia dei colori (la disciplina che studia come influenzano l’umore e il comportamento delle persone), Herbert ne era rimasto colpito e aveva deciso di contattarla.

Ma come nasce nel ’99 l’appuntamento annuale dell’annuncio del colore?

Nel 1999 l’incertezza e le preoccupazioni per l’avvicinarsi del nuovo millennio spinsero Herbert a voler diffondere un po’ di ottimismo e chiese a Eiseman di scegliere un colore per guardare con speranza a quel nuovo periodo.

Eiseman scelse il ceruleo, per l’esattezza il Cerulean Blue 15-4020, un azzurro pastello che ricordava quello del cielo senza nuvole, in grado di infondere calma, un senso di pace e di pienezza.




Curiosità

 Il colore, tra le altre cose, è quello del maglioncino azzurro indossato in una famosa scena del film Il diavolo veste Prada (2006) per dimostrare come decisioni prese dall’alto finiscano per influenzare piccoli aspetti della vita delle persone comuni senza che ne siano nemmeno consapevoli.

Eiseman viaggia molto, incontra designer, artisti, stilisti e trend-forecaster, le persone che studiano e cercano di anticipare le tendenze.

Per tutto l’anno lei e i suoi consulenti analizzano quello che succede nella moda, nella cosmetica, nell’urbanistica, nell’architettura, nel design; osservano attentamente le palette dei film, delle serie tv e dei cartoni animati per bambini, i colori predominanti dei nuovi quadri appesi nelle gallerie d’arte e prendono nota anche dei fatti di attualità più rilevanti, degli argomenti di cui si discute di più sui giornali e sui social network e delle storie più virali su TikTok.

Eiseman incontra due volte l’anno i suoi specialisti per condividere scoperte e impressioni e alla fine riemerge da tutte queste informazioni con un unico colore in grado di riassumerle, anticiparle e dare una risposta anche emotiva ai bisogni più condivisi.

Come ha spiegato Eiseman al New York Times: «quello che facciamo è cercare di sentire lo zeitgeist, per usare una parola molto sfruttata. Di cosa parlano le persone, di cosa hanno bisogno? Come può aiutarle il colore? Per noi il colore dell’anno non è necessariamente quello di tendenza nella moda, ma l’espressione di un modo di sentire, una propensione, dalla parte dei consumatori».


 
 
 

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